Un nuovo progetto: entusiasmo e paura

 

Cammino per High Street, nel quartiere di Northcote, Melbourne.

Strada commerciale, una passerella di vetrine.

Non tutte sono uguali.

Ci son negozi che creano e vendono e negozi che vendono, punto. C’è chi ha il proprio stile e ci son le catene. Il piccolo café e la bottega artigiana versus il fast food e il negozio di accessori di marchi prestigiosi. Oggetti e pasti creati col cuore, col tempo, con le mani e oggetti e pasti spersonalizzati.

Cammino per la città, osservo persone dedite a diversi mestieri e ragiono e sento: ciò che mi piacerebbe fare e ciò che no. Ogni volta che passo davanti a uno studio medico mi immagino lavorare là dentro con un camice bianco addosso. La reazione è immediata: sento il prurito arrivare, devo allontanarmi il prima possibile. Ogni giorno di più sento che quella sarebbe una prigione per me, un mestiere triste. Rischierei lo shock anafilattico al contatto con un fonendoscopio. Non sarò mai un buon medico perché non lo voglio essere. Potrei essere al massimo un medico clown. Penso a Patch Adams, a Italo Bertolasi e al suo clown one Italia onlus che ho conosciuto tramite il Festival della Viandanza e sorrido. Si forse un giorno sarò anch’io un medico così.

Osservo le botteghe artigiane: mi stregano, ne resto innamorata ma c’è un ma. Non mi vedo in un negozio a vita. I progetti imprenditoriali richiedono l’animo del contadino, non quello del nomade. E io ora mi sento nomade, in viaggio, incapace e restia alla programmazione a lungo termine. Sono un’esploratrice, una curiosa, mestiere che si concilia con ben poche attività.

I lavori occasionali saranno la mia fonte di sostentamento materiale ma non mi bastano.

Vorrei sviluppare un progetto in questo viaggio, per arricchirlo di senso. Un significato tangibile, che sia capace di guidarmi, accompagnarmi e illuminarmi quando mi senta stanca e persa, che sia la mia bussola oltre che la mia meta.

Sento entusiasmo e paura.

Paura perché come dice Woody Allen “Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi progetti”. Perché come diceva qualcun altro i progetti son pericolosi regali che la fantasia fa al cuore.

Ma penso anche che chi non risica non rosica e questo motto mi dà la carica e riequilibra la mia personale bilancia.

L’entusiasmo prende il sopravvento, decido di dedicare tempo a questa nuova gestazione.

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