Un medico che raccoglie pomodori

Intanto la rabbia monta dentro.

Sorgono domande.

Chi ha detto che le vite debbano avere tutte lo stesso copione?

Che debbano seguire il solito percorso?

Che debba immolare le mie emozioni sull’altare del dio denaro?

Chi ha detto che io debba scrivere ora il mio progetto di vita e sapere ora come vivrò tra cinquant’anni?

Perché non posso passare qualche anno arricchendomi “solo” umanamente?

Perché devo per forza avere un lavoro stabile ed economicamente gratificante?

Per guadagnare forse soldi con cui poi comprarmi le attività da svolgere in quelle maledette ore di aria libera? Oggetti con cui riempire una casa non mia?

Dove sta scritto? Ma siamo pazzi?

Perché devo ancora investire tempo e lo devo fare ORA sulla carriera medica?

La vita cos’è? Cos’è?

Qual è la priorità?

Il mio obiettivo ora è arricchirmi umanamente, spiritualmente. Lo so che devo mangiare, farò i salti mortali per arrivare a fine mese con lavoretti saltuari. Raccogliendo pomodori, si, sotto il sole a sgobbare. Sembra strano, sono un medico d’altronde. Dove mai si è visto un medico che raccoglie pomodori? Non è logico.

Io non son logica.

Io sento le cose.

Non so spiegarle, non son brava in questo.

Però so ascoltare e ascoltarmi.

So cosa mi entusiasma.

Leggere quelle storie, quelle di “aleedelipolepole” che girano l’Australia lavoricchiando.

Mi emoziona chi abbandona un posto fisso per fare il giro del mondo.

Ancora di più chi lascia anche il suo precedente stile di vita e magari il mondo lo gira a piedi o in bici.

Perché? Perché lo fanno? Perché mi emozionano?

Perché non mi basta stare seduta a leggere delle loro vite?

Perché voglio vivere anch’io così?

Le loro storie mi stregano ma io, io sarò capace di vivere così?

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